lunedì 14 novembre 2016

Brioche o Croissant - Parte II, la vendetta

Buon ciao a tutti!
Qui vi parla un'esaustissima Elisa!
Oggi è stata una giornata pienissima, come potrete ben vedere continuando la lettura.
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Ieri sera, con mia somma gioia, R. mi ha comunicato che ci avrebbe pensato lei ad accompagnare il piccolo C. a scuola.
Giuro, stavo per piangere: un giorno in più per dormire! Non mi sembra vero!
Così non punto la sveglia e vado a dormire con un sorriso beato sulle labbra.
La notte, però, passa in fretta...
TOC TOC!
Sobbalzo, scatto a sedere e mi guardo spaesata attorno chiedendomi cosa diamine stia succedendo e chi mai possa bussare alla porta di camera mia.
Guardo l'orologio e vedo che sono le 8.15.
Ancora nel dormiveglia, mi giro e ritorno a dormire...
TOC TOC!
Bussano ancora.
Così, come uno zombie, vado ad aprire.
Provate a indovinare chi era.
Vi lascio qualche secondo.
.....
.....
.....
.....
.....
....

Se la vostra risposta è stata "Il piccolo C.!" avete indovinato!
Non faccio in tempo a dire che niente che è già nel mio letto.
Ci metto qualche istante a capire che è lunedì e non domenica e che... PORCA MISERIA, C. DOVEVA ANDARE A SCUOLA!
Vado nel panico più completo.
E se avessi capito male? E se dovevo portare io il mostriciattolo a scuola?
Okay, Elisa, respira.
RESPIRA.
Lo prendo per mano e andiamo dai genitori che stanno ancora dormendo e chiedo loro spiegazioni e mi dicono qualcosa che -sinceramente- non ho ben capito, ma va bene così. Ciò che riesco a cogliere è: "Lo porto io a scuola alle 10.00."
Sollevata, torno in camera mia e mi rimetto a letto, dal momento che C. ha voluto restare con mamma e papà nel loro lettone.
Un'ora e mezza dopo mi sveglio.
Me ne sto al calduccio sotto le coperte quando...
"ELISA! Sono in ritardo! Sono in tremendo ritardo!" 
Scatto in piedi e subito corro dalla mamma del bimbo.
"Allora, Elisa, adesso prendo la bicicletta e vado in stazione. Tu dovresti portare C. a scuola perché Ca. è uscito. E devi andare a piedi, dato che la macchina che usi tu è ancora a Bordeaux."
Il gelo.
Il gelo completo m'assale, giuro.
Volevo restare ancora un poco a letto, sotto le copertine al calduccio ma... niente: niente di tutto ciò è possibile.
Così R. esce di corsa ed io resto sola con C., che inizia a piangere disperato perché la mamma è andata a lavorare.
Lo calmo, mi vado a cambiare rapidamente e in meno di cinque minuti siamo per strada, diretti verso la scuola che dista circa venti minuti da casa.
A metà del nostro percorso, C. mi guarda facendomi gli occhioni dolci e mi domanda:
"Mi puoi portare?"  
Come posso resistere? Come posso dirgli di no?
Così ecco che lo isso in spalla e inizio ad arrancare.
Sudo, ho il fiatone, gli occhiali si appannano.
E lui che fa?
Canta e si sbilancia tutto.
Le mie povere spalle!
Le mie povere gambe!
"Elisa? Mi puoi mettere giù? I miei amici non devono vedere che mi hai portato fino a qui."
Ed ecco le paroline magiche: "Elisa mettimi giù."
Grazie Salazar, grazie!
Lo faccio scendere dalle mie spalle, lo prendo per mano e raggiungiamo la scuola, ove lo affido alle sapienti cure delle maestre.
Dato che sono già in paese, decido di andare alla boulangerie per prendere qualcosa per fare colazione: una cannele (dolce tipico di Bordeaux che appena avrò l'occasione fotograferò) e una brioche al cioccolato.

Brioche au chocolat, i miei compiti e la mia tazza.


Vi ricordate il dilemma che avevo posto a settembre? "Brioche o croissant"? Beh... ho scoperto che qua in Francia esistono entrambe le cose: la brioche è il dolce che vedete in foto, mentre il croissant è il tipico cornetto.

All'alba delle 11.30, quindi, faccio colazione con la mia buonissima brioche au chocolat, una tazzona di caffè (la mia meravigliosa tazza dello Starbucks di Bordeaux) e mi metto a fare i compiti per domani.
Come passo il pomeriggio?
Studiando.
Giuro, non mi sono mai impegnata così tanto per qualcosa.
Il fatto è che ora sono più matura, che a questa cosa ci tengo davvero, anche perché il mio sogno è quello di trasferirmi definitivamente qua in Francia.
Voglio costruirmi un futuro, qui, e ora -con questo corso- sto costruendone in parte le basi.

Arrivate le 18.30, Ca. rientra coi bambini e la pacchia è finita.
Smetto così di studiare e dopo una rapida consultazione si decide per la cena di stasera: spaghetti alla carbonara!
Preparati da me, ovviamente.
Per tutta la cena, C. -oltre che mangiare- non fa altro che cantare e strepitare e far rumore.
Della serie che i miei timpani chiedono pace.
Quando abbiamo terminato di mangiare, C. e A. restano col padre ed io posso finalmente godermi la pace della sala da pranzo.
Mi sono fatta un bel caffè, poi ho lavato i piatti.
Adesso non mi resta che finire i compiti per domani...



A presto, con un'altra avventura!


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