mercoledì 13 settembre 2017

Di nuovo qui... EH GIA'!

BUON GIORNISSIMO!
KAFFEEEEEEEEEEEEEE'?!
Ah... no... aspettate, sto sbagliando qualcosa: non ho né quaranta \ cinquant'anni, né sono impedita con la tecnologia, né condivido le immagini del BUON GIORNISSIMO!
Dunque, rifacciamo?
Rifacciamo.

Ciao!
Avevo abbandonato il blog, ma ho deciso di riprenderlo in mano poiché ne sento la necessità.
Ho voglia di raccontare ciò che faccio, quello che mi succede, quello che mi passa per la testa, farvi conoscere la realtà che sto vivendo.
Dunque, eccomi qui per riprendere in mano questo piccolino che è stato mio amico per qualche mese, lo scorso anno.
Giusto per non perderci di vista, vi lascio il mio Instagram: @elylscorner .
A questo punto, possiamo iniziare.

PREVIOUSLY ON GREY'S AN.... 
No, okay.
Sto sbagliando ancora, scusate!
Ho -purtroppo- questo brutto vizio di immaginare cose nella mia testa e spesso mi porta a vivere la mia vita come se fossi in un telefilm o in un libro. E, ovviamente, c'è bisogno del riassunto prima della puntata.
Ecco, in questo momento c'è veramente bisogno di un riassunto di ciò che ho fatto nei mesi scorsi.
Partiamo proprio dall'inizio inizio.
Il 22 settembre del 2016 sono partita per Bordeaux, dove sono rimasta fino al 13 dicembre, data in cui sono arrivata a Saint Tropez. Anche a Saint Trop, però, non ho resistito molto per varie dinamiche: ciao ciao, baci baci e il 27 febbraio giungo a Nizza, dove ci resto fino al 14 giugno del 2017. Sono partita per un altro lido e infine, il 28 agosto 2017, sono tornata a qui: stessa casa, stesso posto, stesso bar.
ECCO, ANCORA!
Dicevo?
Ah, sì!
Insomma... il 28 agosto sono tornata a Nizza, nella stessa famiglia in cui sono stata da febbraio a giugno.



Actually....
Parliamo del presente, adesso.
Come vi ho anticipato, sono a Nizza.
Dove si trova Nizza? In Costa Azzurra, dipartimento numero 6 della Francia, Sud-Est di questa meravigliosa nazione, a una quarantina di chilometri dal confine italico.
Le mie giornate, onestamente, scorrono pressoché tutte uguali e tranquille.
Dalle 7.00 alle 9.00 mi occupo della piccola D. di quasi quattro anni: le preparo la colazione, l'aiuto a vestirsi e la porto a scuola.
Il tragitto casa - scuola lo passiamo a parlare, ad ascoltare musica e a giocare.
In questo periodo Gli Aristogatti, Let it go di Frozen e Jingle Bells sono le hit preferite che cantiamo a squarciagola.
(Sì, avete letto bene: Jingle Bells, sebbene manchino 14 lunedì a Natale).
Dopo averle lasciato un abbraccio e un bacio fuori da scuola, la consegno alle sapienti mani delle maestre e via, la giornata è tutta per me.
Onestamente, non sto facendo molto: serie tv, dormo, cucino, mi rilasso.
A questo proposito, ho intenzione di cambiare le cose: corso di teatro, club del libro, volontariato, palestra, preparazione al DELF, camminate, qualsiasi attività possibile ed immaginabile.
Stare tante ore senza fare niente non è né produttivo né fa bene: ho bisogno di tenermi impegnata, di attivarmi, di aiutare, di esplorare.

Essere lontana da casa fa bene e male.
Fa bene perché devo darmi una mossa, conto solo su me stessa, inizio finalmente a rendermi conto di cosa voglia dire essere adulti e non avere la pappetta pronta di mammà, organizzarsi per impiegare il tempo al meglio, per essere d'aiuto.
Insomma... si cresce per forza di cose.
E perché fa male?
La risposta è semplicissima: si è da soli.
I propri amici sono lontani, la propria famiglia è lontana.
Okay, esistono Facebook e WhatsApp, ma non è esattamente la stessa cosa.
Ci sono giorni in cui vorrei solo un abbraccio, in cui mi piacerebbe uscire per un caffè e sfogarmi e chiacchierare con le mie amiche più care, ma non è possibile perché ci separano una cosa come 400 chilometri.
Vedo le foto caricate su facebook di serate in cui io manco e mi sale un po' di tristezza, perché se un anno fa non avessi deciso di lasciare l'Italia, sarei anche io in quelle foto.
Le nostre vite vanno avanti, proseguono su binari paralleli: chi è in Italia ed io.
E' un momento strano della mia vita, poiché vedo tutte le mie coetanee sposarsi, avere un ragazzo, avere figli, avere un lavoro solido.
Ed io?
Io non ho un ragazzo, non ho la minima intenzione di sposarmi, mi occupo di una bimbetta di quasi quattro anni e piuttosto che pensare ad "accasarmi", fremo per la prossima season premiere di Grey's Anatomy. E sono in ansia perché la mia ansia ha l'ansia, per non parlare del fatto che devo aspettare due anni - DUE - per l'ultima stagione di Game Of Thrones.
Non ce la posso fare.
Questa è la mia attuale condizione.
Il pensiero è ai miei amici lontani, alla vita che avrei in Italia.
Quando ripenso alle mie decisioni, però, non me ne pento.
Forse mi allontanerò dalle mie amicizie, forse no: lo scoprirò solamente continuando a vivere.
Quello che è sicuro, però, è che la mia vita, al momento, mi piace.
E la risata della piccola D. dà un senso alle mie giornate.
I suoi abbracci mi riempiono di gioia e soddisfazione.

Quando la vado a prendere alle 16.30, spesso torniamo a casa o andiamo al parco.
Passiamo un'oretta a giocare, bagno e poi pigiama!
A questo punto arrivano i genitori della bimba e io preparo la cena.
Ceniamo tutti assieme, sistemo la cucina e la mia giornata è finita!
Ed io posso tornare ad occuparmi delle mie serie tv.

Insomma... nulla di tremendamente eccitante, direte voi, ma per me è inspiegabile quello che si è creato qui, a Nizza.
Qui, ho una seconda famiglia.
Qui, ho il mio nuovo inizio.

domenica 5 marzo 2017

Prima settimana a Nizza!

Buon giorno a tutti!
Come promesso, eccomi di nuovo qui a scrivere della mia avventura come Fille Au Pair!
Non sono riuscita a farlo prima poiché ho voluto dedicarmi interamente a questa nuova fantastica famiglia, nella quale mi sto trovando davvero ma davvero bene.
Iniziamo subito!

Sono arrivata a Nizza domenica 26 febbraio e la famiglia di C. (la mamma), O. (il papà) e D. (la bimba) mi ha accolta a braccia aperte.
Mi sono sentita subito a casa, poiché O. e C. sono davvero ultra gentili e simpatici! La piccola D., poi, è davvero un angioletto con me.
Il lunedì O. ed io siamo rimasti con la piccola D. di tre anni per farla abituare a me: mi ha mostrato la strada per andare a scuola e tutte le abitudini della bimba. La giornata è passata molto in fretta, quasi non me ne sono resa conto, ve lo giuro! A sera ero stravolta, ma soddisfatta.
Il martedì è stato il mio primo vero giorno nell'arena.
Mi sono svegliata alle 6.40, mi sono preparata e sono scesa subito in cucina per preparare la colazione alla piccolina: ho scaldato il latte, ci ho messo dentro il Nesquick, ho preparato la spremuta d'arancia e servito i biscotti mentre C. svegliava D.
Ho fatto fare colazione alla bimba, poi verso le 7.40 l'ho vestita, le ho fatto lavare i dentini e siamo salite in macchina, pronte ad affrontare il traffico di Nizza e la pioggia incessante che non voleva smettere di cadere: certo, come inizio non c'è male!
Sono riuscita a destreggiarmi egregiamente in una città ancora sconosciuta, arrivando perfettamente in orario alla scuola materna che frequenta D.
A quel punto, dopo averla salutata, ho impostato il navigatore e sono andata al mio corso di francese.
Finito anche quello, sono tornata a casa e ho pranzato, mi sono rilassata un pochino e via! Pronta per partire di nuovo per andare a prendere D.!
Mi presento parecchio in anticipo dall'apertura dei cancelli e aspetto. Quando finalmente arriva la piccina, ecco che mi sorride e mi corre incontro. La prendo in braccio e la riempio subito di baci e il suono della sua risata mi riempie di gioia, facendo vibrare il mio cuore d'emozione.
Davvero, è indescrivibile quello che provo in questo momento.
Saliamo in macchina e torniamo a casa.
Giochiamo assieme per un po' e inizio a temere poiché si avvicina il momento della doccia.
Dovete sapere che D. non ama che le si tocchino i capelli e ha una paura assurda che lo shampoo le finisca negli occhi.
Inizio a sudare freddo, ma mantengo la calma, non lo do a vedere, perché so che i bambini lo sanno, lo vedono, se hai paura.
Così finiamo di giocare e andiamo in bagno. La svesto e inizio a lavarle il corpicino e poi... il colpo di genio! Indosso una maglietta con lo stemma di Hogwarts dove sono ritratti gli animali che simboleggiano le quattro Case: un Leone, un Serpente, un Tasso e un Corvo.
A questo punto, inizio a chiederle i nomi degli animali sulla mia maglietta e lei me li dice indicandomeli.
Così, tra un animale e l'altro, riesco a lavarle i capelli senza che faccia nemmeno un verso!
Mi sento quasi un'eroina nazionale per esserci riuscita!
La faccio uscire dalla doccia, l'asciugo per bene e le faccio indossare il pigiamino e proprio in quel momento arriva C.
La mia prima giornata è finita.

Il giardino di casa


Questo è stato il mio primo giorno.
Gli altri evito di raccontarli, poiché sono stati più o meno simili.
Quello che conta, però, è che i genitori sono soddisfatti di me e mi hanno detto che tutto è andato molto bene.
Voi non avete idea di quanto io sia felice, davvero.
Non potete nemmeno immaginarlo!

Vi prometto che da domani cercherò di aggiornare regolarmente il blog!

lunedì 6 febbraio 2017

Qualche piccola spiegazione

A distanza di tre mesi, sono tornata a scrivere su questo blog.
Come mai non ho scritto prima?
La risposta è più che semplice: ho avuto parecchi problemi, che ora vi spiegherò.
Dall'ultima volta che ho scritto, le cose sono rapidamente degenerate, in quel di Bordeaux, dal momento che i genitori del piccolo C. chiedevano più di quanto inizialmente era stato deciso da entrambe le parti. Inoltre, le mie spese non erano coperte dal mio stipendio, così decisi di cercarmi un'altra famiglia.
Trovai facilmente, questa volta nel Sud della Francia, per la precisione a Saint Tropez. Feci domanda di trasferimento per la scuola a Nizza et voilà!
Partii alla volta di una nuova avventura.
Purtroppo, però, ho dovuto abbandonare anche questa famiglia.
Non entrerò nei dettagli, ma questa era una famiglia con molte problematiche e io -purtroppo- non ho ancora gli strumenti né le capacità per aiutarli. 
Ho resistito un mese, poi ho fatto le valigie e sono letteralmente scappata, tornando a casa.
Non mi arrendo, però: la mia avventura da Au Pair non è finita qua, perché ho già trovato un'altra famiglia!
Il 25 di questo mese inizierò a lavorare presso un'altra famiglia, a Nizza questa volta! Così sarò anche più vicina alla scuola!
Non vedo l'ora, sono esaltata come lo ero a Settembre, sapete?
Sperando di riuscire a tornare ad aggiornare il blog come in passato, adesso -dopo avervi dato questa piccola spiegazione- vi lascio!

martedì 15 novembre 2016

Per ogni giorno, ogni istante, ogni attimo che sto vivendo: grazie mille.

Ave, o' popolo! 
La nostra giornata ormai volge al termine e finalmente trovo il tempo per mettermi a scrivere qui sul blog.
Se volete restare aggiornati su tutti i miei "spostamenti", vi consiglio di seguirmi anche sulla mia pagina facebook e sul mio Instagram, che aggiorno molto più spesso del blog (soprattutto Instagram).
Bene, passiamo subito al resoconto!
Buona lettura! 

Prima di andare a dormire, ieri sera mi è sorto un gigantesco dubbio: "Ma siamo sicuri che il treno delle 8.20 passa?" 
Così, per sicurezza, sono andata controllare sull'applicazione SNCF e... avevo ragione a non fidarmi! 
C'è sì un treno alle 8.20, ma che dovrei fare? Andare fino a Langon e da lì prendere un altro treno per arrivare fino a Bordeaux: in pratica allontanarmi per poi riavvicinarmi.
Dimmi, dimmi che senso ha?
MAH! 
A questo punto, sconsolata, fisso la sveglia per le 6.00 e vado a dormire...

Poche ore dopo (pochissime) mi sveglio grazie alla voce di Russell Crowe che canta "Stars". 
Nervosa, mi alzo: oggi è il mio secondo giorno di scuola.
Rapidamente mi preparo, prendo le mie cose e vedo che Ca. è ancora in casa e sta per accompagnare A. a scuola.
Il mio cervello si mette rapidamente in moto e prima che possa rendermene conto mi ritrovo a chiedere un passaggio per la stazione. 
Così, anziché prendere il treno delle 7.16, prendo il treno delle 6.43 assieme alla "mia" bimba. 
Mezze addormentate entrambe, facciamo un viaggio tranquillo, chiacchierando di tanto in tanto. 
Una volta raggiunta gare Saint Jean, A. mi accompagna da Paul, una catena che fa croissant, dolci, bevande calde, panini, insalate: insomma, una specie di Starbucks francese.
Stamattina decido di darmi alla pazza gioia: cioccolata calda, una Cannele e una Tarte Sucrée che somiglia molto a una focaccia, ma dolce. 



A questo punto, A. ed io ci separiamo: lei va a scuola e io rimango un'oretta buona da Paul.
A far cosa?
Principalmente navigo su internet, guardo Instagram, mangio la mia colazione e cosa più importante cerco una libreria che sia aperta a quell'ora del mattino e che, possibilmente, sia vicino alla scuola.
Passata un'ora, sono stufa di stare seduta in quel locale piccino ed accogliente, così prendo il tram C e scendo a Quinconces, la fermata vicino Rue Sainte Catherine.
Signori e signore... il panorama che mi aspetta è spettacolare. 
Scatto immediatamente due foto della via, poi mi sposto e fotografo la piazza che dà su quello che credo sia il ristorante di Gordon Ramsay e fotografo anche quella. 
Rimango incantata da tutto quello, il cuore che mi esplode di gioia, felicità.
Qui, a Bordeaux, finalmente mi sento bene, sento di aver trovato il mio posto nel mondo e sono in pace con me stessa.
Qui, a Bordeaux, nonostante io sia lontana dalla famiglia e dai miei amici, sono felice. 
E' qualcosa di difficile da spiegare, seriamente. 
E' come se, dopo anni e anni, finalmente io abbia trovato uno scopo, qualcosa in cui riesco bene.
Qualcosa per cui vale la pena vivere.
E sapete qual è quel qualcosa?
Semplicemente me stessa.
Perciò, Bordeaux, grazie.

Dopo tutti questi sentimenti scaturiti da queste semplici foto, finalmente entro in libreria.
Da brava drogata quale sono, ne esco dopo venti minuti con due libri.
Quali?
"L'amitié des mots" di Erik Orsenna e "La fille du train" di Paula Hawkins (troverete entrambe le foto a breve su questo instagram ).
Con il sorriso sulle labbra, mi dirigo verso la scuola.
Qui inizio a fare conoscenza, chiacchiero con alcune ragazze e l'unico ragazzo che c''è e svolgo la mia lezione.
Finita la mattinata, torno alla stazione Saint Jean. 
Sollevo lo sguardo e... e niente, resto imbambolata a guardare il mega poster di "Gli animali fantastici" con Colin Farrell in primo piano.
Dovete sapere che sto sviluppando una vera e propria ossessione per questo uomo.
Seriamente.
Già di mio sono ossessionata con Harry Potter, ora che c'è pure lui... basta è la fine. 
Rimango qualche secondo a sbavare sul poster, poi mi riprendo, mi do un certo contegno e vado in sala d'attesa, poi quando finalmente il treno viene annunciato mi dirigo al binario.
Faccio il mio bel viaggetto, arrivo alla stazione e qui mi faccio il mio bel quarto d'ora \ venti minuti di passeggiata in mezzo alle vigne per raggiungere casa.
Molti sarebbero schifati dall'essere circondati da sole vigne, ma io -sinceramente- sono semplicemente incantata da tutto ciò.
Raggiungo casa e posso finalmente rilassarmi un pochino.
Quando si fanno le sei meno dieci, vado a prendere il piccolo C. a scuola e A. in stazione.
Torniamo a casa tutti assieme e ci dividiamo i compiti: Ca si occupa di A. (l'aiuta a studiare pianoforte), R. fa la doccia al piccolo C. e io preparo la cena.
Per concludere, vi lascio con questa fantastica vellutata di carote e patate!
A domani! 



lunedì 14 novembre 2016

Brioche o Croissant - Parte II, la vendetta

Buon ciao a tutti!
Qui vi parla un'esaustissima Elisa!
Oggi è stata una giornata pienissima, come potrete ben vedere continuando la lettura.
Vi lascio -come sempre- i link "utili" per seguirmi:
- Instagram: elyl90
- Pagina facebook: "Avventure e disavventure di Elisa, una ragazza alla pari"
Se volete restare sempre aggiornati sul blog, potete anche benissimo diventare "lettori fissi".
Inoltre potete benissimo votarmi anche su Net Parade cliccando sull'apposito banner.
E dopo questo messaggio pubblicitario, passiamo al resoconto!

Ieri sera, con mia somma gioia, R. mi ha comunicato che ci avrebbe pensato lei ad accompagnare il piccolo C. a scuola.
Giuro, stavo per piangere: un giorno in più per dormire! Non mi sembra vero!
Così non punto la sveglia e vado a dormire con un sorriso beato sulle labbra.
La notte, però, passa in fretta...
TOC TOC!
Sobbalzo, scatto a sedere e mi guardo spaesata attorno chiedendomi cosa diamine stia succedendo e chi mai possa bussare alla porta di camera mia.
Guardo l'orologio e vedo che sono le 8.15.
Ancora nel dormiveglia, mi giro e ritorno a dormire...
TOC TOC!
Bussano ancora.
Così, come uno zombie, vado ad aprire.
Provate a indovinare chi era.
Vi lascio qualche secondo.
.....
.....
.....
.....
.....
....

Se la vostra risposta è stata "Il piccolo C.!" avete indovinato!
Non faccio in tempo a dire che niente che è già nel mio letto.
Ci metto qualche istante a capire che è lunedì e non domenica e che... PORCA MISERIA, C. DOVEVA ANDARE A SCUOLA!
Vado nel panico più completo.
E se avessi capito male? E se dovevo portare io il mostriciattolo a scuola?
Okay, Elisa, respira.
RESPIRA.
Lo prendo per mano e andiamo dai genitori che stanno ancora dormendo e chiedo loro spiegazioni e mi dicono qualcosa che -sinceramente- non ho ben capito, ma va bene così. Ciò che riesco a cogliere è: "Lo porto io a scuola alle 10.00."
Sollevata, torno in camera mia e mi rimetto a letto, dal momento che C. ha voluto restare con mamma e papà nel loro lettone.
Un'ora e mezza dopo mi sveglio.
Me ne sto al calduccio sotto le coperte quando...
"ELISA! Sono in ritardo! Sono in tremendo ritardo!" 
Scatto in piedi e subito corro dalla mamma del bimbo.
"Allora, Elisa, adesso prendo la bicicletta e vado in stazione. Tu dovresti portare C. a scuola perché Ca. è uscito. E devi andare a piedi, dato che la macchina che usi tu è ancora a Bordeaux."
Il gelo.
Il gelo completo m'assale, giuro.
Volevo restare ancora un poco a letto, sotto le copertine al calduccio ma... niente: niente di tutto ciò è possibile.
Così R. esce di corsa ed io resto sola con C., che inizia a piangere disperato perché la mamma è andata a lavorare.
Lo calmo, mi vado a cambiare rapidamente e in meno di cinque minuti siamo per strada, diretti verso la scuola che dista circa venti minuti da casa.
A metà del nostro percorso, C. mi guarda facendomi gli occhioni dolci e mi domanda:
"Mi puoi portare?"  
Come posso resistere? Come posso dirgli di no?
Così ecco che lo isso in spalla e inizio ad arrancare.
Sudo, ho il fiatone, gli occhiali si appannano.
E lui che fa?
Canta e si sbilancia tutto.
Le mie povere spalle!
Le mie povere gambe!
"Elisa? Mi puoi mettere giù? I miei amici non devono vedere che mi hai portato fino a qui."
Ed ecco le paroline magiche: "Elisa mettimi giù."
Grazie Salazar, grazie!
Lo faccio scendere dalle mie spalle, lo prendo per mano e raggiungiamo la scuola, ove lo affido alle sapienti cure delle maestre.
Dato che sono già in paese, decido di andare alla boulangerie per prendere qualcosa per fare colazione: una cannele (dolce tipico di Bordeaux che appena avrò l'occasione fotograferò) e una brioche al cioccolato.

Brioche au chocolat, i miei compiti e la mia tazza.


Vi ricordate il dilemma che avevo posto a settembre? "Brioche o croissant"? Beh... ho scoperto che qua in Francia esistono entrambe le cose: la brioche è il dolce che vedete in foto, mentre il croissant è il tipico cornetto.

All'alba delle 11.30, quindi, faccio colazione con la mia buonissima brioche au chocolat, una tazzona di caffè (la mia meravigliosa tazza dello Starbucks di Bordeaux) e mi metto a fare i compiti per domani.
Come passo il pomeriggio?
Studiando.
Giuro, non mi sono mai impegnata così tanto per qualcosa.
Il fatto è che ora sono più matura, che a questa cosa ci tengo davvero, anche perché il mio sogno è quello di trasferirmi definitivamente qua in Francia.
Voglio costruirmi un futuro, qui, e ora -con questo corso- sto costruendone in parte le basi.

Arrivate le 18.30, Ca. rientra coi bambini e la pacchia è finita.
Smetto così di studiare e dopo una rapida consultazione si decide per la cena di stasera: spaghetti alla carbonara!
Preparati da me, ovviamente.
Per tutta la cena, C. -oltre che mangiare- non fa altro che cantare e strepitare e far rumore.
Della serie che i miei timpani chiedono pace.
Quando abbiamo terminato di mangiare, C. e A. restano col padre ed io posso finalmente godermi la pace della sala da pranzo.
Mi sono fatta un bel caffè, poi ho lavato i piatti.
Adesso non mi resta che finire i compiti per domani...



A presto, con un'altra avventura!


venerdì 11 novembre 2016

Ci vuole calma e sangue freddo!

Buon ciao a tutti! 
Negli ultimi giorno, purtroppo, non sono riuscita a tenervi aggiornati sulle mie avventure.
Motivo?
Sono stata parecchio presa e, come se non bastasse, sono alle prese con la fase "adolescenziale" del piccolo C., che pare non voler più obbedire, ma di questo ne parlerò nel resoconto di oggi. 
Ora vi lascio -come al solito- i link "utili":
- Instagram: elyl90 
Ancora una volta vi invito a votare il blog su Net Parade e a diventare lettori fissi, cosa di cui vi sarei molto grata graterrima (anzi: gratin!)

Oggi, in Francia, è festa nazionale: ricorre infatti l'armistizio di Compiègne, sottoscritto alle ore 11.00 nel 1918 tra l'Impero Tedesco e le Forze Alleate.
Dunque tutti a casa, compresi i mostricciatoli adorati! 
E io, stanotte, ho faticato a dormire: il sonno m'ha presa alle 5.30 e C. ha iniziato a bussare alla mia porta alle 8.30. Per la prima volta da quando sono arrivata ho tentato di ignorare quel timido pugnetto contro la porta in legno, ma niente da fare: imperterrito, s'è sempre fatto più forte, finché ho deciso d'arrendermi. 
Gli ho aperto la porta e, come uno zombie, sono tornata sotto le coperte. Lui, al mio contrario, si è messo a correre per tutta la mia stanza, per poi saltare sul mio letto. Ha iniziato a cantare e gridare. Ovviamente non era solo: con lui c'era il Piccolo Alien.
Così, con tre ore di sonno sulle spalle, mi sono ritrovata catapultata nel mondo dei vivi. 
Passano i minuti e io sono sempre più vicina al riaddormentarmi nonostante il casino provocato dai due cucciolotti. Questo -almeno- fino al momento in cui C. s'infila sotto le coperte e mi mette i piedi gelati addosso. 
Spalanco gli occhi e rabbrividisco, quasi tremo. 
E lui che fa?
Ride! 
ESATTO! 
Ride divertito e mi guarda con quei suoi occhioni da angioletto.
Maledetto.
Dopo essersi scaldato per bene, abbandona il mio letto e va a giocare per i fatti suoi, così io posso finalmente pormi le domande fondamentali sull'esistenza: perché sono sveglia? Perché respiro? Perché vivo? 
Quando sono più cosciente dell'ambiente che mi circonda e di me stessa, decido finalmente d'alzarmi e di andare a fare colazione.
In cucina ritrovo Ca. e il piccolo C.. Per svegliarmi mi preparo un ottimo caffè, che però non sarà mai buono come quello di casa, anche se devo dire che ho un fantastico segreto: mi sono portata la moca da casa. O meglio: la moca l'ho regalata a R. ma principalmente la uso io.
Dettagli, suvvia! 
Passa la mattinata: Ca. lavora, C. guarda i cartoni animati e io lavoro al mio nuovo romanzo. 
Giunge l'ora di pranzo ed io e Ca. ci sperimentiamo. 
L'idea di base era di fare una pasta besciamella e zucchine, ma poi abbiamo deciso di aggiungerci anche delle cipolle e dei funghetti. 
Risultato? Ottimo, davvero! Provatela, non ve ne pentirete.
Finito il pranzo, inizia la lotta con C., che è entrato in fase adolescenziale.
Perché dico così? Perché da qualche giorno a questa parte è diventato un vero ribelle: non ascolta, non obbedisce, fa i capricci. 
E io non so più dove sbattere la testa e sto facendo ricorso a tutta la pazienza che ho, rendendomi conto d'averne davvero tanta. 
Ma davvero tanta.
Ca. ed io gli proponiamo di andare al cinema a vedere Trolls, ma non ci sono santi che tengano: non ne ha voglia, si ribella, si lamenta. 
A questo punto, C. ed io andiamo a fare una passeggiata tra le vigne, sebbene convincerlo sia stata una dura lotta. E vestirlo lo è stato ancor di più.
Ci ho messo almeno mezzora, tra un: "Dammi il braccio. Dammi il piede. Girati. Ascoltami, C.! Siediti. In piedi. Fa' questo. Fa' quest'altro."
Insomma... un calvario, questo abbigliarsi! 
Iniziamo la nostra passeggiata e gli faccio tutte le raccomandazioni del caso, tra cui:
- Non camminare sui muretti in pietra.
- Non mettere i piedi nelle pozzanghere.
- Non tirare la coda a Mistache (la gatta).
Dopo due minuti, nell'ordine:
- Ha iniziato a camminare sul muretto fatto di pietra. Una pietra s'è spostata, lui è scivolato e io lo ho preso al volo impedendogli di spezzarsi l'osso del collo.
- Ha iniziato a tirare la coda della povera gatta.
- Il meglio: è corso in avanti. Si è fermato. Si è voltato e mi ha guardato qualche istante. Mi rendo conto che è davanti a una pozzanghera. Gli urlo: "No! Non i piedi nella pozzanghera." Sorride maleficamente e... SPLASH! Ecco che infila il piedino nella pozzanghera. 
Lo sgrido.
C: Non ti voglio più bene!
Io: Beh... se non mi vuoi più bene vorrà dire che la prossima volta che torno qui dall'Italia porterò un regalo solo a tua sorella.
C.: Solo ad A.?!
Io: Sì, solo a lei.
C.: Allora ti voglio bene.
Elisa cattiva.
Elisa è una Au Pair molto cattiva.
Ma quanto è stato divertente! Soprattutto perché mi sono immaginata che partisse anche una bellissima risata malefica dopo il mio "Sì, solo a lei".
Comunque finisce la passeggiata e noi rientriamo.

Ed ora eccomi qui a scrivere mentre l'adolescente miniaturizzato sta giocando con la sorella.

Le nostre scarpe

lunedì 7 novembre 2016

Fuoco: 4 - Elisa: 1

Giornata all'insegna della lotta, oggi.
Ma iniziamo dal principio.
Mi sveglio e come al solito mi occupo dei miei due piccioncini, portando A. in stazione e poi il Diavoletto a scuola dopo averlo nutrito.
Torno a casa dopo la mia notte semi insonne e vengo accolta da Ju e Juju che stanno facendo colazione.
(Sono gli zii dei bambini: Juju è il fratello di R. e Ju è sua moglie)
Mi unisco a loro e gli offro ciò che è avanzato della mia ottima torta, poi mi sistemiamo la cucina e parlando Juju mi dice:
<<Tarte et pizza sont presque la meme chose>>
Lo guardo.
La misera fiammella
Lo ha detto davvero?
Seriamente?
Ha osato seriamente dire che una torta salata e la pizza sono praticamente la stessa cosa?
SERIAMENTE?
Lui mi guarda con fare interrogativo.
Scuoto il capo e gli rispondo gentilmente senza essere sgarbata:
<<Non, ne sont pas la meme chose!>> 
E solo dopo mi rendo conto di averlo detto quasi indignata, quasi sconcertata.
Lui scoppia a ridere, poi torniamo a parlare tranquillamente.
Finita la colazione, inizia la mia battaglia che andrà avanti per tutta la giornata: cercare di accendere il fuoco sia nel camino che nella stufa a legna.
Dopo molte ed estenuanti battaglie, però, vince il fuoco, nel senso che non si accende manco a pagarlo. Manco fosse il vip dei vip!
E poi... poi un miraggio!
UNA FIAMMELLA!
Una piccola, tenera, dolce e innocua fiammella si accende.
E subito afferro il cellulare, per immortalare il mio successo.



Passata quindi la giornata a cercare di tenere acceso il fuoco (fallendo miseramente) e svolgendo qualche faccenda domestica, giunge senza che me ne renda conto l'ora di andare a prendere A. in stazione.
Dopo di che, è il turno del piccolino che subito parte all'attacco con la richiesta di voler vedere un cartone animato. Facendomi furba, gli dico che se farà il bravo lo vedremo mentre ceneremo.
E lui diventa un fantastico angioletto!
Si fa fare la doccia, si fa vestire e gioca in solitaria mentre cucino (stasera è il turno di melanzane e cipolle con passata di pomodoro seguite da pasta con sugo di zucca).
Guardiamo quindi "Z la formica" durante la cena e il piccino mangia tutto da solo, come un bravo ometto.
Mi squilla poi il cellulare: è la mamma dei bimbi.
Rispondo e le dico ciò che stiamo facendo e.... Ops... La regola del "Niente cartoni animati in settimana" non la sapevo. O forse non me la ricordavo.
Vabbè, poco male!
Mi scuso, mi prostro ai suoi piedi ottenendo il suo perdono e finiamo la chiamata, tornando poi al nostro cartone.
Quando anch'esso termina, spedisco a dormire i due piccoli mostriciattoli adorati.
Sistemo la cucina, lavo tutto ciò che ho sporcato e ... e niente, eccomi qui a scrivere con accanto a me il Piccolo Alien e una buona tazza di caffè a farmi compagnia.