martedì 15 novembre 2016

Per ogni giorno, ogni istante, ogni attimo che sto vivendo: grazie mille.

Ave, o' popolo! 
La nostra giornata ormai volge al termine e finalmente trovo il tempo per mettermi a scrivere qui sul blog.
Se volete restare aggiornati su tutti i miei "spostamenti", vi consiglio di seguirmi anche sulla mia pagina facebook e sul mio Instagram, che aggiorno molto più spesso del blog (soprattutto Instagram).
Bene, passiamo subito al resoconto!
Buona lettura! 

Prima di andare a dormire, ieri sera mi è sorto un gigantesco dubbio: "Ma siamo sicuri che il treno delle 8.20 passa?" 
Così, per sicurezza, sono andata controllare sull'applicazione SNCF e... avevo ragione a non fidarmi! 
C'è sì un treno alle 8.20, ma che dovrei fare? Andare fino a Langon e da lì prendere un altro treno per arrivare fino a Bordeaux: in pratica allontanarmi per poi riavvicinarmi.
Dimmi, dimmi che senso ha?
MAH! 
A questo punto, sconsolata, fisso la sveglia per le 6.00 e vado a dormire...

Poche ore dopo (pochissime) mi sveglio grazie alla voce di Russell Crowe che canta "Stars". 
Nervosa, mi alzo: oggi è il mio secondo giorno di scuola.
Rapidamente mi preparo, prendo le mie cose e vedo che Ca. è ancora in casa e sta per accompagnare A. a scuola.
Il mio cervello si mette rapidamente in moto e prima che possa rendermene conto mi ritrovo a chiedere un passaggio per la stazione. 
Così, anziché prendere il treno delle 7.16, prendo il treno delle 6.43 assieme alla "mia" bimba. 
Mezze addormentate entrambe, facciamo un viaggio tranquillo, chiacchierando di tanto in tanto. 
Una volta raggiunta gare Saint Jean, A. mi accompagna da Paul, una catena che fa croissant, dolci, bevande calde, panini, insalate: insomma, una specie di Starbucks francese.
Stamattina decido di darmi alla pazza gioia: cioccolata calda, una Cannele e una Tarte Sucrée che somiglia molto a una focaccia, ma dolce. 



A questo punto, A. ed io ci separiamo: lei va a scuola e io rimango un'oretta buona da Paul.
A far cosa?
Principalmente navigo su internet, guardo Instagram, mangio la mia colazione e cosa più importante cerco una libreria che sia aperta a quell'ora del mattino e che, possibilmente, sia vicino alla scuola.
Passata un'ora, sono stufa di stare seduta in quel locale piccino ed accogliente, così prendo il tram C e scendo a Quinconces, la fermata vicino Rue Sainte Catherine.
Signori e signore... il panorama che mi aspetta è spettacolare. 
Scatto immediatamente due foto della via, poi mi sposto e fotografo la piazza che dà su quello che credo sia il ristorante di Gordon Ramsay e fotografo anche quella. 
Rimango incantata da tutto quello, il cuore che mi esplode di gioia, felicità.
Qui, a Bordeaux, finalmente mi sento bene, sento di aver trovato il mio posto nel mondo e sono in pace con me stessa.
Qui, a Bordeaux, nonostante io sia lontana dalla famiglia e dai miei amici, sono felice. 
E' qualcosa di difficile da spiegare, seriamente. 
E' come se, dopo anni e anni, finalmente io abbia trovato uno scopo, qualcosa in cui riesco bene.
Qualcosa per cui vale la pena vivere.
E sapete qual è quel qualcosa?
Semplicemente me stessa.
Perciò, Bordeaux, grazie.

Dopo tutti questi sentimenti scaturiti da queste semplici foto, finalmente entro in libreria.
Da brava drogata quale sono, ne esco dopo venti minuti con due libri.
Quali?
"L'amitié des mots" di Erik Orsenna e "La fille du train" di Paula Hawkins (troverete entrambe le foto a breve su questo instagram ).
Con il sorriso sulle labbra, mi dirigo verso la scuola.
Qui inizio a fare conoscenza, chiacchiero con alcune ragazze e l'unico ragazzo che c''è e svolgo la mia lezione.
Finita la mattinata, torno alla stazione Saint Jean. 
Sollevo lo sguardo e... e niente, resto imbambolata a guardare il mega poster di "Gli animali fantastici" con Colin Farrell in primo piano.
Dovete sapere che sto sviluppando una vera e propria ossessione per questo uomo.
Seriamente.
Già di mio sono ossessionata con Harry Potter, ora che c'è pure lui... basta è la fine. 
Rimango qualche secondo a sbavare sul poster, poi mi riprendo, mi do un certo contegno e vado in sala d'attesa, poi quando finalmente il treno viene annunciato mi dirigo al binario.
Faccio il mio bel viaggetto, arrivo alla stazione e qui mi faccio il mio bel quarto d'ora \ venti minuti di passeggiata in mezzo alle vigne per raggiungere casa.
Molti sarebbero schifati dall'essere circondati da sole vigne, ma io -sinceramente- sono semplicemente incantata da tutto ciò.
Raggiungo casa e posso finalmente rilassarmi un pochino.
Quando si fanno le sei meno dieci, vado a prendere il piccolo C. a scuola e A. in stazione.
Torniamo a casa tutti assieme e ci dividiamo i compiti: Ca si occupa di A. (l'aiuta a studiare pianoforte), R. fa la doccia al piccolo C. e io preparo la cena.
Per concludere, vi lascio con questa fantastica vellutata di carote e patate!
A domani! 



lunedì 14 novembre 2016

Brioche o Croissant - Parte II, la vendetta

Buon ciao a tutti!
Qui vi parla un'esaustissima Elisa!
Oggi è stata una giornata pienissima, come potrete ben vedere continuando la lettura.
Vi lascio -come sempre- i link "utili" per seguirmi:
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Inoltre potete benissimo votarmi anche su Net Parade cliccando sull'apposito banner.
E dopo questo messaggio pubblicitario, passiamo al resoconto!

Ieri sera, con mia somma gioia, R. mi ha comunicato che ci avrebbe pensato lei ad accompagnare il piccolo C. a scuola.
Giuro, stavo per piangere: un giorno in più per dormire! Non mi sembra vero!
Così non punto la sveglia e vado a dormire con un sorriso beato sulle labbra.
La notte, però, passa in fretta...
TOC TOC!
Sobbalzo, scatto a sedere e mi guardo spaesata attorno chiedendomi cosa diamine stia succedendo e chi mai possa bussare alla porta di camera mia.
Guardo l'orologio e vedo che sono le 8.15.
Ancora nel dormiveglia, mi giro e ritorno a dormire...
TOC TOC!
Bussano ancora.
Così, come uno zombie, vado ad aprire.
Provate a indovinare chi era.
Vi lascio qualche secondo.
.....
.....
.....
.....
.....
....

Se la vostra risposta è stata "Il piccolo C.!" avete indovinato!
Non faccio in tempo a dire che niente che è già nel mio letto.
Ci metto qualche istante a capire che è lunedì e non domenica e che... PORCA MISERIA, C. DOVEVA ANDARE A SCUOLA!
Vado nel panico più completo.
E se avessi capito male? E se dovevo portare io il mostriciattolo a scuola?
Okay, Elisa, respira.
RESPIRA.
Lo prendo per mano e andiamo dai genitori che stanno ancora dormendo e chiedo loro spiegazioni e mi dicono qualcosa che -sinceramente- non ho ben capito, ma va bene così. Ciò che riesco a cogliere è: "Lo porto io a scuola alle 10.00."
Sollevata, torno in camera mia e mi rimetto a letto, dal momento che C. ha voluto restare con mamma e papà nel loro lettone.
Un'ora e mezza dopo mi sveglio.
Me ne sto al calduccio sotto le coperte quando...
"ELISA! Sono in ritardo! Sono in tremendo ritardo!" 
Scatto in piedi e subito corro dalla mamma del bimbo.
"Allora, Elisa, adesso prendo la bicicletta e vado in stazione. Tu dovresti portare C. a scuola perché Ca. è uscito. E devi andare a piedi, dato che la macchina che usi tu è ancora a Bordeaux."
Il gelo.
Il gelo completo m'assale, giuro.
Volevo restare ancora un poco a letto, sotto le copertine al calduccio ma... niente: niente di tutto ciò è possibile.
Così R. esce di corsa ed io resto sola con C., che inizia a piangere disperato perché la mamma è andata a lavorare.
Lo calmo, mi vado a cambiare rapidamente e in meno di cinque minuti siamo per strada, diretti verso la scuola che dista circa venti minuti da casa.
A metà del nostro percorso, C. mi guarda facendomi gli occhioni dolci e mi domanda:
"Mi puoi portare?"  
Come posso resistere? Come posso dirgli di no?
Così ecco che lo isso in spalla e inizio ad arrancare.
Sudo, ho il fiatone, gli occhiali si appannano.
E lui che fa?
Canta e si sbilancia tutto.
Le mie povere spalle!
Le mie povere gambe!
"Elisa? Mi puoi mettere giù? I miei amici non devono vedere che mi hai portato fino a qui."
Ed ecco le paroline magiche: "Elisa mettimi giù."
Grazie Salazar, grazie!
Lo faccio scendere dalle mie spalle, lo prendo per mano e raggiungiamo la scuola, ove lo affido alle sapienti cure delle maestre.
Dato che sono già in paese, decido di andare alla boulangerie per prendere qualcosa per fare colazione: una cannele (dolce tipico di Bordeaux che appena avrò l'occasione fotograferò) e una brioche al cioccolato.

Brioche au chocolat, i miei compiti e la mia tazza.


Vi ricordate il dilemma che avevo posto a settembre? "Brioche o croissant"? Beh... ho scoperto che qua in Francia esistono entrambe le cose: la brioche è il dolce che vedete in foto, mentre il croissant è il tipico cornetto.

All'alba delle 11.30, quindi, faccio colazione con la mia buonissima brioche au chocolat, una tazzona di caffè (la mia meravigliosa tazza dello Starbucks di Bordeaux) e mi metto a fare i compiti per domani.
Come passo il pomeriggio?
Studiando.
Giuro, non mi sono mai impegnata così tanto per qualcosa.
Il fatto è che ora sono più matura, che a questa cosa ci tengo davvero, anche perché il mio sogno è quello di trasferirmi definitivamente qua in Francia.
Voglio costruirmi un futuro, qui, e ora -con questo corso- sto costruendone in parte le basi.

Arrivate le 18.30, Ca. rientra coi bambini e la pacchia è finita.
Smetto così di studiare e dopo una rapida consultazione si decide per la cena di stasera: spaghetti alla carbonara!
Preparati da me, ovviamente.
Per tutta la cena, C. -oltre che mangiare- non fa altro che cantare e strepitare e far rumore.
Della serie che i miei timpani chiedono pace.
Quando abbiamo terminato di mangiare, C. e A. restano col padre ed io posso finalmente godermi la pace della sala da pranzo.
Mi sono fatta un bel caffè, poi ho lavato i piatti.
Adesso non mi resta che finire i compiti per domani...



A presto, con un'altra avventura!


venerdì 11 novembre 2016

Ci vuole calma e sangue freddo!

Buon ciao a tutti! 
Negli ultimi giorno, purtroppo, non sono riuscita a tenervi aggiornati sulle mie avventure.
Motivo?
Sono stata parecchio presa e, come se non bastasse, sono alle prese con la fase "adolescenziale" del piccolo C., che pare non voler più obbedire, ma di questo ne parlerò nel resoconto di oggi. 
Ora vi lascio -come al solito- i link "utili":
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Ancora una volta vi invito a votare il blog su Net Parade e a diventare lettori fissi, cosa di cui vi sarei molto grata graterrima (anzi: gratin!)

Oggi, in Francia, è festa nazionale: ricorre infatti l'armistizio di Compiègne, sottoscritto alle ore 11.00 nel 1918 tra l'Impero Tedesco e le Forze Alleate.
Dunque tutti a casa, compresi i mostricciatoli adorati! 
E io, stanotte, ho faticato a dormire: il sonno m'ha presa alle 5.30 e C. ha iniziato a bussare alla mia porta alle 8.30. Per la prima volta da quando sono arrivata ho tentato di ignorare quel timido pugnetto contro la porta in legno, ma niente da fare: imperterrito, s'è sempre fatto più forte, finché ho deciso d'arrendermi. 
Gli ho aperto la porta e, come uno zombie, sono tornata sotto le coperte. Lui, al mio contrario, si è messo a correre per tutta la mia stanza, per poi saltare sul mio letto. Ha iniziato a cantare e gridare. Ovviamente non era solo: con lui c'era il Piccolo Alien.
Così, con tre ore di sonno sulle spalle, mi sono ritrovata catapultata nel mondo dei vivi. 
Passano i minuti e io sono sempre più vicina al riaddormentarmi nonostante il casino provocato dai due cucciolotti. Questo -almeno- fino al momento in cui C. s'infila sotto le coperte e mi mette i piedi gelati addosso. 
Spalanco gli occhi e rabbrividisco, quasi tremo. 
E lui che fa?
Ride! 
ESATTO! 
Ride divertito e mi guarda con quei suoi occhioni da angioletto.
Maledetto.
Dopo essersi scaldato per bene, abbandona il mio letto e va a giocare per i fatti suoi, così io posso finalmente pormi le domande fondamentali sull'esistenza: perché sono sveglia? Perché respiro? Perché vivo? 
Quando sono più cosciente dell'ambiente che mi circonda e di me stessa, decido finalmente d'alzarmi e di andare a fare colazione.
In cucina ritrovo Ca. e il piccolo C.. Per svegliarmi mi preparo un ottimo caffè, che però non sarà mai buono come quello di casa, anche se devo dire che ho un fantastico segreto: mi sono portata la moca da casa. O meglio: la moca l'ho regalata a R. ma principalmente la uso io.
Dettagli, suvvia! 
Passa la mattinata: Ca. lavora, C. guarda i cartoni animati e io lavoro al mio nuovo romanzo. 
Giunge l'ora di pranzo ed io e Ca. ci sperimentiamo. 
L'idea di base era di fare una pasta besciamella e zucchine, ma poi abbiamo deciso di aggiungerci anche delle cipolle e dei funghetti. 
Risultato? Ottimo, davvero! Provatela, non ve ne pentirete.
Finito il pranzo, inizia la lotta con C., che è entrato in fase adolescenziale.
Perché dico così? Perché da qualche giorno a questa parte è diventato un vero ribelle: non ascolta, non obbedisce, fa i capricci. 
E io non so più dove sbattere la testa e sto facendo ricorso a tutta la pazienza che ho, rendendomi conto d'averne davvero tanta. 
Ma davvero tanta.
Ca. ed io gli proponiamo di andare al cinema a vedere Trolls, ma non ci sono santi che tengano: non ne ha voglia, si ribella, si lamenta. 
A questo punto, C. ed io andiamo a fare una passeggiata tra le vigne, sebbene convincerlo sia stata una dura lotta. E vestirlo lo è stato ancor di più.
Ci ho messo almeno mezzora, tra un: "Dammi il braccio. Dammi il piede. Girati. Ascoltami, C.! Siediti. In piedi. Fa' questo. Fa' quest'altro."
Insomma... un calvario, questo abbigliarsi! 
Iniziamo la nostra passeggiata e gli faccio tutte le raccomandazioni del caso, tra cui:
- Non camminare sui muretti in pietra.
- Non mettere i piedi nelle pozzanghere.
- Non tirare la coda a Mistache (la gatta).
Dopo due minuti, nell'ordine:
- Ha iniziato a camminare sul muretto fatto di pietra. Una pietra s'è spostata, lui è scivolato e io lo ho preso al volo impedendogli di spezzarsi l'osso del collo.
- Ha iniziato a tirare la coda della povera gatta.
- Il meglio: è corso in avanti. Si è fermato. Si è voltato e mi ha guardato qualche istante. Mi rendo conto che è davanti a una pozzanghera. Gli urlo: "No! Non i piedi nella pozzanghera." Sorride maleficamente e... SPLASH! Ecco che infila il piedino nella pozzanghera. 
Lo sgrido.
C: Non ti voglio più bene!
Io: Beh... se non mi vuoi più bene vorrà dire che la prossima volta che torno qui dall'Italia porterò un regalo solo a tua sorella.
C.: Solo ad A.?!
Io: Sì, solo a lei.
C.: Allora ti voglio bene.
Elisa cattiva.
Elisa è una Au Pair molto cattiva.
Ma quanto è stato divertente! Soprattutto perché mi sono immaginata che partisse anche una bellissima risata malefica dopo il mio "Sì, solo a lei".
Comunque finisce la passeggiata e noi rientriamo.

Ed ora eccomi qui a scrivere mentre l'adolescente miniaturizzato sta giocando con la sorella.

Le nostre scarpe

lunedì 7 novembre 2016

Fuoco: 4 - Elisa: 1

Giornata all'insegna della lotta, oggi.
Ma iniziamo dal principio.
Mi sveglio e come al solito mi occupo dei miei due piccioncini, portando A. in stazione e poi il Diavoletto a scuola dopo averlo nutrito.
Torno a casa dopo la mia notte semi insonne e vengo accolta da Ju e Juju che stanno facendo colazione.
(Sono gli zii dei bambini: Juju è il fratello di R. e Ju è sua moglie)
Mi unisco a loro e gli offro ciò che è avanzato della mia ottima torta, poi mi sistemiamo la cucina e parlando Juju mi dice:
<<Tarte et pizza sont presque la meme chose>>
Lo guardo.
La misera fiammella
Lo ha detto davvero?
Seriamente?
Ha osato seriamente dire che una torta salata e la pizza sono praticamente la stessa cosa?
SERIAMENTE?
Lui mi guarda con fare interrogativo.
Scuoto il capo e gli rispondo gentilmente senza essere sgarbata:
<<Non, ne sont pas la meme chose!>> 
E solo dopo mi rendo conto di averlo detto quasi indignata, quasi sconcertata.
Lui scoppia a ridere, poi torniamo a parlare tranquillamente.
Finita la colazione, inizia la mia battaglia che andrà avanti per tutta la giornata: cercare di accendere il fuoco sia nel camino che nella stufa a legna.
Dopo molte ed estenuanti battaglie, però, vince il fuoco, nel senso che non si accende manco a pagarlo. Manco fosse il vip dei vip!
E poi... poi un miraggio!
UNA FIAMMELLA!
Una piccola, tenera, dolce e innocua fiammella si accende.
E subito afferro il cellulare, per immortalare il mio successo.



Passata quindi la giornata a cercare di tenere acceso il fuoco (fallendo miseramente) e svolgendo qualche faccenda domestica, giunge senza che me ne renda conto l'ora di andare a prendere A. in stazione.
Dopo di che, è il turno del piccolino che subito parte all'attacco con la richiesta di voler vedere un cartone animato. Facendomi furba, gli dico che se farà il bravo lo vedremo mentre ceneremo.
E lui diventa un fantastico angioletto!
Si fa fare la doccia, si fa vestire e gioca in solitaria mentre cucino (stasera è il turno di melanzane e cipolle con passata di pomodoro seguite da pasta con sugo di zucca).
Guardiamo quindi "Z la formica" durante la cena e il piccino mangia tutto da solo, come un bravo ometto.
Mi squilla poi il cellulare: è la mamma dei bimbi.
Rispondo e le dico ciò che stiamo facendo e.... Ops... La regola del "Niente cartoni animati in settimana" non la sapevo. O forse non me la ricordavo.
Vabbè, poco male!
Mi scuso, mi prostro ai suoi piedi ottenendo il suo perdono e finiamo la chiamata, tornando poi al nostro cartone.
Quando anch'esso termina, spedisco a dormire i due piccoli mostriciattoli adorati.
Sistemo la cucina, lavo tutto ciò che ho sporcato e ... e niente, eccomi qui a scrivere con accanto a me il Piccolo Alien e una buona tazza di caffè a farmi compagnia.


 

Tarte aux pommes et cannelle

Salut!
Oggi grande festa alla corte di Francia...
Uhm... qualcosa mi dice che sto sbagliando leggermente.
Okay, torniamo ad essere seri, per quanto io possa esserlo.
Come mio solito, voglio ringraziare tutti coloro che mi leggono, che visualizzano il blog e mi seguono: siete tantissimi, seriamente!
Voglio inoltre ricordarvi i "link utili" dove potete trovarmi (oltre al blog):
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Riprendiamo, ora, da dove ci eravamo lasciati, vale a dire dal rientro a casa dopo il cinema. 
E dopo il mio essere un Dio per aver acceso un fantastico fuoco nel camino.
Il piccolo C. si mette a giocare accanto a me mentre A. è in camera sua a fare i compiti tutta tranquilla. 
Arriva l'ora di preparare la cena.
Guardo cosa c'è in frigorifero e improvviso: insalata di indivia con cumino, olio e noci seguita da riso basmati con pancetta e uova strapazzate.
Chiamo a raccolta i due piccoli mostriciattoli adorati e inizia il "calvario": C. -al solito- fa qualche piccolo capriccio mentre A. mangia tutto. Alla fine, però, anche quel piccolo Diavoletto travestito da Angioletto finisce tutto quello che ha nel piatto, anche se ci mette più di un'ora.
Finita la cena, metto a letto il piccino, leggendogli qualche pagina del Re Leone.
Gli do il bacio della buona notte, gli faccio una carezza e gli lascio la luce accesa, poi torno in sala da pranzo e finisco di rassettare.
Così, all'alba delle nove e mezza, mi viene un'idea geniale: preparare una torta di mele e cannella.
Già ho l'acquolina in bocca.
Dovete sapere che essere una ragazza alla pari è anche questo: cucinare a qualsiasi ora del giorno qualsiasi cosa.
Insomma, fare qualsiasi cosa per i propri mostriciattoli adorati.
Beh, sapete che vi dico? 
A me non pesa affatto, anzi: è una cosa che adoro.
Il loro sorriso, sapere che possono contare sempre su di me, che sono una figura di riferimento per loro, che sono importante... beh... è qualcosa che non ha prezzo.
Seriamente.
E so che anche per R. e C. è così, che sono felici di avermi qui.
Il rapporto che si sta venendo a creare è meraviglioso: stiamo diventando un'unica grande famiglia.

domenica 6 novembre 2016

Toc toc!

Ciao a tutti!
Sono riuscita a ritagliarmi uno spazietto, dunque eccomi qua a scrivere. 
Ho apportato qualche piccola modifica alla grafica del blog: ho cambiato lo sfondo, ho aggiunto qualche widget e il banner di Net Parade.
Come sempre, vi chiedo gentilmente di iniziare a seguire il blog cliccando su "segui" sotto il widget "Lettori fissi" e -sempre se vi va- di seguirmi anche su instagram (elyl90). 
Detto ciò... se vi piace leggere, vi consiglio anche questo fantastico blog: http://cronachedilettriciaccanite.blogspot.fr/
Okay, i messaggi pubblicitari sono finiti! 

Ero nel fantastico mondo dei sogni, davvero.
Dormivo beatamente, trasportata in quel mondo che si visita solo nella fase più profonda del sonno quando... TOC TOC
Subito il mio udito -che s'è affinato da quando sono venuta a vivere qui- ha captato quel timido e leggero bussare.
Scatto in piedi, vado ad aprire e mi trovo davanti quel diavoletto travestito da angioletto che è il piccolo C.
Mi guarda con i suoi occhioni azzurri, mi fa il labbrino, si dondola sul posto e con voce tutta tenerina mi chiede: "Posso venire nel letto con te?" 
E io che posso rispondere se non "Sì"? 
Così mi rimetto a letto, seguita a ruota da questo esserino biondo di quasi quattro anni: fortunatamente questa volta mi ha lasciata dormire fino alle dieci. 
Ma la pacchia -purtroppo- è finita: passano pochissimi istanti che lui inizia subito a saltellare sul letto e a canticchiare, svegliandomi completamente, e chiedendomi di andare a fare colazione. Ci metto qualche secondo a connettere tutte le mie sinapsi, ma ben presto il mio cervello prende a funzionare. Mi alzo dal letto, mi copro per bene e andiamo in sala da pranzo dove R. -la mamma- ha già iniziato a preparare il tavolo per la colazione.
Facciamo colazione assieme a Ju e Juju (lo zio e la zia), poi resto sola assieme ad A. e C. poiché R. va a fare la spesa. Quando torna, decidiamo che io mi occuperò del pranzo.
E qui mi scappa un sorrisone.
Metto la vellutata di zucca, patate e cipolle che ho preparato ieri a scaldare nel Thermomix (una sorta di Bimby), poi mi rimbocco le maniche e preparo un risotto alla zucca e pancetta.
Così A., C., R. ed io pranziamo con la vellutata seguita da quel fantastico risotto che -lo giuro- mi sognerò la notte da tanto era buono.
No, okay, forse ora sto esagerando un poco, però devo ammettere che è venuto davvero buono ed era la prima volta che lo facevo in tutta la mia vita.
Finito il pranzo, salutiamo al volo R. che deve partire per lavoro, lasciandomi sola coi bimbi (Ca. -il papà- è partito qualche giorno fa) e poi vado al cinema con C. (ieri sera sono andata al cinema con A., invece, a vedere "Miss Peregrine et les enfants particuliers", l'ultimo di Tim Burton con Eva Green -ti prego, sposami, Eva!-) a vedere "Les nouvelles aventure de Pat e Mat", una raccolta di piccoli corti davvero molto carini. 
Finito il film, ci hanno anche offerto la merenda!
Dopo tutto questo siamo tornati a casa, ho dato un altro paio di biscotti al piccolo che aveva ancora fame ed ho acceso il fuoco nel camino.
Sì, signori e signore: io, Elisa Liliana Locatelli, sono riuscita ad accendere un fuoco!
Mi sembra incredibile!
Ogni giorno imparo cose nuove, davvero.
Così come sto imparando a mangiare verdure, cosa che non ho mai fatto in vita mia.
E niente, questo è tutto, per il momento.
Mi sento troppo un Dio per aver acceso il fuoco.
Salut! 

P.S.: notizia dell'ultim'ora: ho aggiustato anche un povero pezzo di puzzle che si è rotto.
Ora mi sento ancora di più un Dio.

sabato 5 novembre 2016

Chi non muore si rivede...

Buon salve a tutti!
Sono finalmente tornata a scrivere sul blog: vi sono mancata, vero? Eh, eh, eh, eh? 
Lo so, sono imperdonabile, ma purtroppo è stato un periodo incasinatissimo! Sinceramente mi aspettavo che sarebbe stata dura, che sarebbe stato impegnativo, ma non così tanto.
E' qualcosa di incredibile, qualcosa che mi cattura, qualcosa che mi rapisce completamente e che... beh, mi riempie di gioia.
Prima di passare al resoconto di com'è stato questo mese, vi chiedo qualche piccolo favore:
- seguire il blog "Cronache di lettrici accanite" di cui faccio parte: http://cronachedilettriciaccanite.blogspot.fr/
- se ne avete voglia, seguitemi su instagram: elyl90
Inoltre vi chiedo l'enorme favore di diventare lettori fissi anche di questo blog, così verrete sempre aggiornati su tutto ciò che pubblico.
Detto ciò... GRAZIE IN ANTICIPO!

E' difficile raccontare una mia giornata tipo, poiché ogni giorno è diverso, avendo io a che fare con due splendidi bimbi: A. di quasi dodici anni e C. di quasi quattro.
Voglio però raccontarvi le rocambolesche avventure per ottenere la mia carte bleu (il bancomat).
Il tutto è iniziato pochi giorni dopo che sono giunta in Francia, esattamente il martedì dopo il mio arrivo.
Vado in banca e qui tutto normale.
Vengo accolta da una signora gentilissima che mi apre il conto corrente. Peccato, però, che i documenti non vadano bene. Fortunatamente, ciò non blocca la pratica e la signora continua.
Il mio conto, quindi, è aperto. C'è solo un piccolo problema: devo aspettare che tornino i genitori dei bimbi per avere i giusti documenti e portarli quindi alla banca affinché li invii alla sede centrale e avvii le pratiche per farmi ottenere la carte bleu.
Passa la settimana in questione, porto i giusti documenti e... e niente, il giorno dopo ricevo già la lettera dalla banca che mi dice che posso ritirare la mia carte bleu.
Tutta esaltata, dunque, vado all'agenzia e ovviamente ho fatto un viaggio inutile. Il signore allo sportello mi comunica in modo assai gentile che ha sì il mio bancomat ma che, ahimé, non può consegnarmelo perché mancano i permessi dall'alto. Mi dice di tornare il giorno dopo o quello dopo ancora e così faccio: niente, solita solfa.
Insomma, passa più di una settimana, vado più e più volte e alla fine, all'alba del 17 ottobre (a quasi un mese dal mio arrivo in Francia) finalmente ottengo il mio bancomat!
Vi giuro che mi sono sentita come Ulisse, per ottenere questa Carte Bleu!



Altre cose eclatanti non ne sono successe, sinceramente. E' solo la vita quotidiana, ma quanto può essere bella, la quotidianità, quanto ti riempie di gioia e soddisfazione?
Non credevo, davvero, che potesse essere così... wow, così meravigliosa, così fantastica.
Adoro questi due bimbi, con cui sto allacciando un bellissimo rapporto, così come con i genitori.
Insomma, stiamo diventato un'unica grande famiglia.
Certo, ci sono tante difficoltà, è dura. Sento la mancanza di casa, sento la difficoltà nell'essere "sola" e non avere accanto a me i veri amici, ma non sono mai stata tanto felice in vita mia, lo giuro.
Questa è l'esperienza migliore che io abbia mai fatto finora, anche se sono solo agli inizi.
L'adoro.
Giorno dopo giorno, sto crescendo, mi sto arricchendo nello spirito.