martedì 13 settembre 2016

Emozioni tradotte in parole

Lo so che cosa state pensando, sapete?
"Ma che ha da dire questa qua alle 11 del mattino?"
Ebbene sì!
Ho tantissimo da dire! 
Ad esempio quanto mi mancherà il buon caffè italiano della mia macchinetta. Quell'ottimo caffè, con la schiumettina chiara, quel forte aroma amaro, quel suo sapore squisito... Okay, la smetto che sennò mi alzo e vado a farmi la mia seconda tazzona e non è il caso, visto che ne ho bevuto uno circa dieci minuti fa.
Comunque di cose pratiche ho ben poco da dire e non ho voglia di tediarvi col racconto minuzioso di ciò che ho fatto (della serie: mi sono alzata alle 9.00, ho fatto colazione con....). 
Semplicemente voglio raccontarvi come mi sento.
O per le meno, ci provo perché si sa quanto è difficile tradurre le emozioni in parole.

Avete presente quando da bambini aspettavate con ansia il Natale?
Quella sensazione di aspettativa?
Quell'emozione che avevate di fronte ai giocattoli?

Avete presente quella stretta alla gola che vi prende quando qualcuno a cui tenete vi dice qualcosa di bello?
Quando vi dicono: "Ti voglio bene"?
Non quel "Ti voglio bene" detto tanto per. 
Quel "Ti voglio bene" davvero sentito.
Quel "Ti voglio bene" che ti toglie il fiato.

Avete presente quel tremore che vi coglie quando dovete fare qualcosa per la prima volta?
Quando sapete di essere capaci di fare qualcosa, ma avete lo stesso un po' paura?

Ecco.
Io mi sento esattamente così.
Non so se ho reso l'idea di come mi sento, ma almeno ci ho provato.

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